Il dipendente pubblico trovato in possesso di materiale pedopornografico nella sua postazione di lavoro deve essere licenziato. Secondo la Cassazione la sua condotta è grave. Cass. civ. n. 28445/2018)
Un dipendente dell’Agenzia delle Entrate conservava nella sua postazione di lavoro circa 100 supporti informatici con materiale pedopornografico. Scoperto, scatta immediatamente per lui il licenziamento.
L’uomo, già condannato penalmente, si rivolge al Tribunale civile, lamentando l’ingiustificato licenziamento. Ma soccombe sia in primo che in secondo grado. E persino la Cassazione conferma la correttezza del licenziamento.
Secondo la Suprema Corte, infatti, un pubblico dipendente, poiché ricopre una funzione pubblica, deve sempre tenere una condotta moralmente ineccepibile. Anche nella sua vita privata.
La gravità della condotta, a detta della Cassazione, starebbe non solo nella grande quantità di materiale pedopornografico ritrovato, ma nella detenzione stessa. Infatti la facilità di riproduzione di materiale pedopornografico agevolerebbe l’attività di coloro che lo diffondono.
E vi è di più! La grave condotta costituirebbe la giusta causa del licenziamento.
A nulla è servito all’uomo provare di avere seguito una terapia psichiatrica e di essersi liberato dalla logica compulsiva, tornando così alle normali abitudini di vita. E nemmeno provare la propria semi-infermità mentale.
Difatti la Suprema Corte ha riconosciuto nella condotta del dipendente l’impossibilità della prosecuzione del rapporto di lavoro.